Avrete sentito sicuramente parlare di Veronica Baleani, talentuosa attrice anconetana che è comparsa in queste settimane su tutti gli schermi televisivi visto che è stata scelta come uno dei volti del nuovo spot di Nutella b-ready. Quello che in pochi sanno è che Veronica è stata una studentessa del Savoia Benincasa, dal carattere un po’ solitario come lei stessa ha ammesso, sempre immersa nei suoi quaderni e nelle sue letture.
Andiamo a conoscerla meglio in questa intervista, dove ripercorre le sue avventure dai tempi della scuola fino alla carriera da attrice.
Che ricordo hai della tua scuola superiore?
Alle superiori ci tornerei domani e la affronterei in un modo completamente diverso. Sarei più concentrata e mi impegnerei diversamente e combatterei qualche battaglia etica che ho lasciato in sospeso restando invece in solitudine, tra le pagine dei miei quaderni, all’ultimo banco.
È stata una bella esperienza tutto sommato, ma non bisogna mai scordarsi che l’adolescenza è probabilmente, il momento più terribile, perché ti senti grande ma non lo sei davvero e le sofferenze sono ingigantite, amplificate, all’ennesima potenza e il tuo carattere è in formazione ed è difficile gestire tutto. A scuola ero molto solitaria, non isolata ma nemmeno troppo entusiasta. Non sono stata la studentessa modello che avrei potuto essere e me ne pento un po’ ma d’altronde non avrei potuto fare altrimenti, avevo deciso di combattere quelle battaglie etiche di cui parlavo prima in silenzio e con un pizzico di rabbia per il sistema. Ma la mia compagna di banco è ancora oggi una delle mie più care amiche e già solo questo mi rende molto grata.
Qual era la tua materia preferita e quella che hai trovato più difficile? Perchè?
Le mie materie preferite erano letteratura e storia, la prof Polverari è stata un esempio per me, una grande donna, con nessun metro di paragone se non il merito, giusta, un’insegnante dura ma giusta e onesta come poche. Aggiungeva sempre qualche dettaglio per farti registrare nella memoria più contenuti possibili e io avevo i libri di entrambe le materie sempre scritti di appunti a matita in ogni possibile spazio bianco. Adoravo scrivere temi ed esprimermi su carta. Per quanto riguarda la materia più difficile, se per difficile intendiamo che era più difficile per me perché ero meno portata, direi matematica, avevo il debito costante, fino all’arrivo del prof. Signorini. Dall’ultimo banco mi sposta davanti e mi dice “ogni lezione di matematica siederai a questo banco vuoto e seguirai con attenzione, vedrai che riuscirai ad ottenere la sufficienza” ed è stato vero. La sua fiducia in me mi ha spinto ad ascoltare e a capire. Il primo compito in classe dopo questo cambiamento fu una vera sorpresa. Ci ero riuscita. Ed ero felicissima.
Ricordi un episodio in particolare che ti ha colpito durante gli anni di liceo e perchè?
Nel periodo del liceo scrivevo molto. Scrivevo su qualsiasi supporto disponibile ma specialmente su quaderni che ho con me ancora oggi naturalmente, avevo una media di tre o quattro quaderni l’anno e quei quaderni sono stati la fonte del mio primo ed unico libro. Ricordo un giorno in classe eravamo i pochi, forse perché c’era una manifestazione o uno sciopero, presi quel tempo per scrivere e la prof si avvicinò e volle leggere qualcosa, così gliene lessi alcune e lei mi guardò e mi disse molto fiera che dovevo farle leggere quelle poesie, forse questo ricordo dentro di me un giorno mi spinse a dire “va bene! le raccoglierò” e qualche anno dopo, a scuola finita ormai, raccolsi un centinaio di quelle poesie e le raccolsi in un libro, “cronaca di una farfalla impazzita” che pubblicai.
Sarebbe bello se la scuola fosse sempre un esempio di nuovi modelli in costante cambiamento, di rispetto, di comprensione, di valori, di integrazione del diverso
ma ogni alunno è una persona diversa, con un proprio, diverso background e i professori allo stesso modo sono individui che spesso si portano a scuola dinamiche non sempre giustissime e questo può andare a discapito dell’insegnamento stesso. Quando queste dinamiche si mescolano si va incontro a situazioni inevitabili che spesso assomigliano ad ostacoli.
– La scuola ha assecondato la tua passione per la recitazione e ti ha permesso di coltivarla? Ad esempio partecipando a corsi di teatro, laboratori, spettacoli scolastici di fine anno etc?
Grazie alla scuola ho fatto il mio primo laboratorio teatrale e ho seguito lo stesso corso anche in orari pomeridiani fino all’ultimo anno. È stato bellissimo, era il mio primo vero approccio, difficile per una timida come me, impegnativo ma illuminante. Abbiamo affrontato temi spinosi, violenza sulle donne, storie crude di sofferenze ma anche immagini poetiche e favole in cui capire che ognuno di noi può fare la propria parte per portare la bellezza nel mondo.
– E’ stato difficile conciliare lo studio con le tue passioni? In che modo ci sei riuscita?
Negli anni di liceo seguivo anche un corso di pianoforte e di canto e facevo lezioni di danza oltre al laboratorio teatrale. Non è stato semplice perché essendo attività extrascolastiche il tempo si riduce drasticamente. Sarebbe bello se si potessero integrare queste attività all’interno del sistema di studio in qualche modo. Io ho cercato di fare del mio meglio ma a volte ne ho risentito. Bisogna programmare bene la giornata ed essere davvero molto concentrati.
Quali nuovi progetti ti attendono dopo lo spot per Nutella?
A fine mese partirò con uno spettacolo per famiglie e a gennaio con un altro e vorrei iscrivermi a un master di post produzione all’università. Stiamo aspettando delle risposte da alcuni festival che riguardano un film indipendente per cui sono molto grata “Alice e il paese che si meraviglia” , un opera prima di Giulia Grandinetti, un’altra marchigiana doc. Questo film è un viaggio nella psiche di un Alice, che rappresenta ognuno di noi, anche ai più grandi, ma parla decisamente ai ragazzi, di come si affacciano al mondo, di come si relazionano gli uni con gli altri, parla delle paure e di quanto quei pensieri così eterei riescano a turbarci nel profondo con il loro peso specifico. E poi nel cassetto ho un paio di progetti che voglio realizzare molto presto: un cortometraggio e un libro che è già in cantiere ma che ha bisogno di qualche ampliamento e rifinitura.
Ti piacerebbe se fossi invitata a partecipare come testimonial a prossime iniziative, ad esempio le giornate di orientamento a raccontare il tuo percorso nel corso di una delle prossime assemblee di istituto?
Sarei molto felice di poter essere di aiuto e partecipare a certe iniziative anche se non mi sento molto giusta per il ruolo di testimonial perché non sento di aver raggiunto il successo o di avere ancora una posizione nella vita che mi faccia sentire totalmente a mio agio. La strada che ho scelto è difficile e non vorrei mai che passasse il messaggio che con una pubblicità e un po’ di visibilità allora sei arrivato. Perché è assolutamente lontano dall’essere reale.
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