Un articolo del Guardian a firma di Tobias Jones pubblicato lo scorso 24 aprile aveva descritto la situazione della didattica a distanza in Italia con toni non proprio lusinghieri, sottolineando alcune lacune del nostro sistema scolastico e le difficoltà per studenti, docenti e famiglie nell’adattarsi a questa nuova modalità di apprendimento.
Dopo aver letto insieme e discusso l’articolo, gli studenti della classe 3As del Savoia-Benincasa, coordinati dalla professoressa di inglese Silvia Speciale hanno quindi pensato di rispondere all’autorevole testata britannica, replicando così in una lettera che è stata inviata in redazione nei giorni scorsi: “Il lockdown ha stravolto la nostra routine e ci ha costretto a mantenere il distanziamento sociale privandoci anche dei nostri amici. In particolare, in questo periodo non abbiamo avuto la possibilità di andare a scuola e abbiamo dovuto seguire le lezioni online. Tutto questo è accaduto molto bruscamente, causando grande caos. Ed è vero, non tutti gli insegnanti e studenti erano pronti ad affrontare uno stravolgimento del genere e delle scuole hanno impiegato parecchio tempo a adattarvisi. Nonostante queste difficoltà, tutti gli studenti italiani devono ora seguire le lezioni on line non più lasciati all’otium e al disimpegno. Infatti, studiando e seguendo il programma scolastico, abbiamo ristabilito il giusto equilibrio tra otium e negotium, che è anche il contributo che dobbiamo al bene comune osservando scrupolosamente la quarantena”.
In un passaggio poi il giornalista inglese ricorda come gli studenti non siano “vasi vuoti da riempire di conoscenza” e anche qui i ragazzi anconetani hanno voluto dire la loro: “Durante il lockdown i nostri insegnanti hanno cambiato solamente il mezzo e non il loro metodo di insegnamento, che non ci ha mai considerato “vasi vuoti da riempire di conoscenza”. Le pratiche scolastiche si sono evolute dal 1854, anno in cui Dickens lo ha scritto! Noi ci sentiamo e siamo assolutamente coinvolti nel processo di apprendimento e nello studio. Ogni giorno abbiamo le consuete lezioni con i nostri insegnanti, che ora però sono in videochiamata, e usiamo piattaforme digitali come Google Documents, Google Classroom, Google Drive, libri digitali, mappe concettuali, video, tutte cose con cui avevamo già familiarità, e molto altro. Grazie a questi strumenti, non siamo mai stati lasciati a noi stessi e il nostro studio è diventato più attivo, anche se siamo a casa. Inoltre, la nostra scuola già da tempo aveva intrapreso stabilmente un processo di rinnovamento globale, ben prima del Covid-19. Quindi, la sfida più dura nell’attuale impegno scolastico non è il cambiamento in sé ma il passo che stiamo tenendo nell’attuarlo. Il team-working è sempre stato un aspetto caratteristico del nostro modo di lavorare al pari del peer-teaching e dell’apprendimento collaborativo, infatti, nelle nostre classi i banchi non sono disposti a file ma a isole. Durante il lockdown, i nostri insegnanti hanno aumentato le attività svolte in team-working, dandoci anche l’opportunità di rimanere a stretto contatto con i nostri compagni”.
Riguardo il problema del digital divide, al Savoia-Benincasa è stata data la possibilità di prendere in prestito dalla scuola computer o tablet per chiunque ne avesse avuto bisogno. Inoltre, è stata lanciata un’iniziativa mirata a promuovere la condivisione del proprio Wifi con i vicini, così che tutti potessero fruire delle lezioni nel modo migliore possibile.
Per poi concludere così la lettera: “La didattica a distanza ha avuto anche lati positivi: la scuola è uno dei pochi aspetti della nostra vita che è rimasto un punto di riferimento sostanzialmente inalterato e stabile, dandoci l’equilibrio e la sicurezza di cui abbiamo bisogno giorno per giorno in questo duro e inaspettato periodo. La scuola ci ha permesso di mantenere una routine quotidiana lavorando con lo stesso coinvolgimento che avevamo prima della pandemia. Nel suo insieme, l’impatto psicologico del lavoro scolastico, pur se con la didattica a distanza, non è stato negativo, anche perché ci ha aiutato a tenere vivi i rapporti con i nostri coetanei e con tutti coloro che vivono al di fuori delle nostre mura domestiche”.
Personale scolastico